martedì 29 luglio 2008

Il NOSTRO AMORE

Parlami di quanto a volte siamo stupidi immaginando la regia di un film a lieto fine Dimmi se il mondo gira a vuoto senza me e quando gira a vuoto prova a prendermi legando mani e polsi intorno ad un cielo che all'improvviso cambia ... che importa poi se cambia! Tienimi stretto amore tienimi stretto al cuore dimmi una bugia tienimi stretto amore dimmi è colpa mia che tanto poi che cambia che tanto poi che cambia Parlami di quanto a volte siamo stupidi immaginando la regia di un film a lieto fine Prendimi che il mondo gira a vuoto e tienimi per mano mentre poi cadiamoci giù da un cielo che perdendo tutto il suo sereno all'improvviso cambia .. che importa poi se cambia! Tienimi stretto amore tienimi stretto al cuore non farmi respirare dimmi una bugia Tienimi stretto amore tienimi stretto al cuore non farmi più cadere dimmi è colpa mia Tienimi stretto amore tienimi stretto al cuore non farmi respirare dimmi una bugia E mentre il mondo cade che importa poi se cade tu fammi respirare dimmi una bugia che tanto poi non cambia A dir la verità non siamo niente male poi a girare il nostro film sceneggiatura e foto sono cose da ragazzi per due che come me sangue, carne, ossa, pelle e calamaio si scrivono le storie come gocce nere d'anima e sudore si scrivono le storie con le gocce nere d'anima e sudore Tienimi stretto amore tienimi stretto al cuore non farmi più cadere dimmi una bugia Tienimi stretto amore tienimi stretto al cuore non farmi respirare dimmi una bugia Tienimi stretto amore tienimi stretto al cuore non farmi più cadere dimmi è colpa mia E mentre il mondo cade che importa poi se cade tu fammi respirare dimmi una bugia che tanto poi non cambia che tanto poi non cambia che tanto poi non cambia

venerdì 25 luglio 2008

SOUVENIRS

Des souvenirs tristes reparcourent mes menthes… tout se reconnecte à ce décembre lointain 2007. Erreur indubitablement mien : je te trouvais très joli, te contacte… parlons tant quelques fois, un peu moins autres… Il se crée presque feeling parmi nous, ou peut-être je me suis leurrée qu'il y avait. Je ne sais ensuite comme je me retrouve à parler avec une autre personne… ou peut-être pas ai jamais parlé avec le type que je pensais des fosses en photo… Je ne le sais pas, voudrais savoir… Me sens-je pris en tour, leurrée… mais de quel ? De quoi ? Qui êtes-vous et avec qui ai eu à faire jusqu'à présent ?

giovedì 17 luglio 2008

I SOGNI SON DESIDERI





I sogni


son desideridi felicità.

Nel sonno non hai pensieri

Ti esprimi con sincerità.

Se hai fede chissà che un giorno

La sorte non ti arriderà.

Tu sogna e spera fermamente

Dimentica il presente

E il sogno realtà diverrà

Cyrano


Il Visconte (si avanza verso cyrano che lo osserva e piantandosi dinanzi a lui fatuamente): Voi...Voi...avete un naso eh...molto grande!!..



Cyrano: Infatti, Questo e' tutto??



Il visconte: Ma.....



Cyrano: E' assai ben poca cosa!

Se ne potevan dire... ma ce n'erano a josa, variando di tono - Si potea, putacaso, dirmi in modo aggressivo:"Se avessi un cotal naso, immediatamente me lo farei tagliare!" Amichevole:"Quando bevete, dèe pescare nel bicchiere:fornitevi di un qualche vaso adatto!"

Descrittivo:"E' una rocca!...E' un picco!... Un capo affatto... Ma che! l'è una penisola, in parola d'onore!"
Curioso:" A che serve quest'affare o signore? forse da scrivania o da portagioielli?"
Vezzoso:"amate a tal punto gli uccelli che vi preoccupate con amore paterno di offrire alle loro piccole zampeun si degno perno?"
Truculento: " ehi, messere, quando nello starnuto il vapor del tabacco v'esce da un tale imbuto, non gridano i vicini a fuoco nella cappa?" Cortese:"state attento, che di codesta chiappa il peso non vi mandi per terra a capo chino!"
Tenero:"Provvedetelo di un piccolo ombrellino, perche il suo bel colore non se ne vada al sole!"
Pedante:"L'animale che Aristofane vuole si chiami ippocampelofantocamaleonte tante ossa e tanta carne ebbe sotto la fronte!" Arrogante:"Ohi, compare, e' in moda quel puntello?Si puo infatti sospendervi benissimo il cappello!" Enfatico:"Alcun vento, o naso magistrale,non puo tutto infreddarti, eccetto il maestrale!"
Drammatico:"e' il mar Rosso quando ha l'emorragia!" Ammirativo:" oh insegna di gran profumeria!" Lirico:"E' una conca?siete un genio del mare??"Semplice:"Il monumento si potra' visitare?" Rispettoso:" Soffrite vi si ossequii, messere: questo si che vuol dire qualcosa al sole avere!" Rustico:" Ohe', corbezzole! Dagli, Dagli al nasino!e' un cavolo gigante o un popon piccolino?" Militare="puntate contro cavalleria"Pratico:" lo vorreste mettere in lotteria?Sarebbe il primo lotto!"O in fin parodiando Piramo tra i singhiozzi:" eccolo l'esecrando naso che la bellezza del suo gentil signore distrusse! Or ne arrossisce, guardate, il traditore!" Ecco, ecco a un di presso, cio' che detto mi avreste se qualche po di spirito e di lettere avreste. Ma di spirito. voi, miserrimo furfante ma non ne avreste un'oncia e di lettere tante quante occorrono a far la parola:Cretino! Aveste avuto altronde, l'ingegno così fino da potermi al cospetto dell'inclita brigata servirmi tutti i punti di questa cicalata, non ne avreste nemmeno la meta' proferito del quarto di una sillaba, che, come avete udito; ho vena di servirmeli senz'alcuna riserva, ma non permetto affatto che un altro me li serva.

mercoledì 16 luglio 2008

ISIDE



Iside, il cui nome significa 'Ultima Dea: fu adorata in Egitto per più di 7000 anni. Era chiamata 'la Signora dai Mille Nomi' perché si credeva che tutte le altre dee avessero le sue sembianze. Iside conosceva i poteri curativi delle piante ed era conosciuta soprattutto come guaritrice di bambini. Ella insegnava altresì alle donne come filare, tessere e coltivare i loro giardini. Questa è la storia della lealtà e dell'amore di Iside per il proprio marito, Osiride, e della nascita del loro figlio, Horus.












All'inizio vi era Nut, il Cielo Notturno. Nut diede la Terra alla sua prima figlia, Iside. "Queste terre sono tue" disse Nut "e le dovrai proteggere e nutrire." Nut diede le Acque della Terra al suo secondo figlio, Osiride. Fin dalla nascita Iside amò teneramente il fratello minore. Ella lo condusse al fiume Nilo e poi ad ogni pozza d'acqua del deserto perché conoscesse tutte le acque dell' Egitto. Ogni sera, quando il sole diventava rosso fuoco e dipingeva il cielo di porpora e d'oro, Iside teneva il fratello sulle ginocchia. Insieme aspettavano di vedere le stelle brillare sull' abito di Nut.


In seguito Nut partorì due gemelli, una femmina, Nebthet, e un maschio, Set. Sin dalla nascitia fu chiaro che Set era diverso dagli altri fratelli: i suoi capelli erano rosso fuoco mentre quelli dei fratelli erano di un nero corvino. La sua pelle era color del latte, mentre gli altri avevano una bella carnagione bruna. Set era di statura bassa ed era vivace e chiassoso. "Voi regnerete sui Morti" disse Nut ai gemelli. Nebthet ne fu felice, al contrario di Set, che voleva avere tutto ciò che possedeva il fratello Osiride. Divenuti adulti, Iside fu la regina d'Egitto ed Osiride il re. Iside amava occuparsi del giardino: raccoglieva le foglie secche e i boccioli e ne ricavava oli e tè curativi, ma un giorno il Sole bruciò ogni pianta nel giardino di Iside. Osiride vide quanto la regina ne fosse dispiaciutal e s'infuriò con il Sole. "lo ucciderò il Sole! Nessuno può offuscare la gioia della mia regina!" gridò. "Non puoi uccidere il Sole!" rise Iside . "Tutti gli abitanti della Terra devono avere calore ed acqua per vivere, lo sai. Il mio giardino ha bisogno solo di un piccolo corso d'acqua nelle vicinanze." "E allora lo avrai!" sentenziò Osiride. "Il fiume Nilo arriverà fino al tuo giardino! " Così chiamò i servi per scavare un solco lungo e profondo che partisse dal Nilo e, attraverso il deserto, arrivasse al loro giardino. Tanti si avvicinarono per osservare ciò che stava succedendo e alla fine il Nilo arrivò al giardino di Iside. Le foglie e le piante della regina ripresero colore. Iside sorrise ed abbracciò il suo amato sposo; la gente era contenta per lei. Set si tappò le orecchie per non sentire gli allegri commenti del popolo: egli voleva che tutti si rallegrassero solo per lui. E mai come allora volle diventare re. Così invitò Osiride ad una grande celebrazione . "Tutti ti amano, Osiride! disse al fratello. "Lascia che ti mostri quanto anch'io ti amo!" Quella notte Iside sognò i soldati di Set che circondavano Osiride. "Stai attento, mio amato!" lo mise in guardia. "Set è invidioso della tua felicità. Non fidarti di lui!" "Sei saggia a farmelo notare. Starò attento!" ti ringraziò Osiride. Nel palazzo di Set i tavoli erano coperti di piatti colmi di frutta fresca e di carne. Come sempre gli ospiti furono felici di vedere il re. Quando anche l'ultima fetta di torta fu consumata e gli ospiti erano sazi di birra, Set tolse la tovaglia dal tavolo a cui era seduto con il fratello. Sotto vi era un sarcofago tempestato di lapislazzuli e d'oro.
"Il sarcofago sarà di colui al quale si adatterà perfettamente" annunciò Set. Uno ad uno gli invitati entrarono nel sarcofago, che si rivelò troppo stretto o troppo largo o troppo lungo o troppo corto per ciascuno di loro. Giunse infine il turno del re. Ma Osiride, nonostante gli incitamenti di tutti gli ospiti, esitava, ricordando le parole di Iside. "E se fosse un trucco?" si chiedeva. Osiride guardò il fratello. Set aveva chiaramente fatto costruire il sarcofago apposta per lui. Non poteva proprio contrariarlo e deludere gli ospiti. Così entrò: era perfetto per lui! "Questo bellissimo sarcofago sembra fatto apposta per me!" commentò Osiride. " E lo è, infatti!" disse Set, chiudendo di scatto il coperchio. "Fammi uscire! In nome della regina, fammi uscire!" gridò Osiride. Ma nessuno lo poteva sentire. Vennero i soldati di Set e portarono il sarcofago sulle rive del fiume. Set era felice. "Spingetelo in acqua! Fate sparire per sempre il Re di Ieri!" Iside sentì le orecchie trillare: qualcosa non andava. Nelle ombre del tramonto ebbe la visione dei soldati di Set che circondavano Osiride. Iside alzò le braccia sulla testa e pronunciò il suo vero nome, Au Set. Subito apparvero due scintillanti ali Piumate al posto delle sue braccia. Poi, mentre abbassava le ali verso i fianchi, la regina rimpicciolì, riducendosi alla grandezza di una rondine, nella quale infine si tramutò. Quindi si innalzò verso il cielo e si diresse al palazzo di Set. All'interno del sarcofago Osiride sentiva che le correnti del fiume lo stavano risucchiando verso il fondo. "Dovevo rifiutare la birra che Set mi ha offerto!" si disse. "Avrei dovuto sapere che mi stava ingannando!" Osiride era pieno di rimpianto, ma non aveva paura.
Sapeva che Iside lo avrebbe trovato. Passarono i giorni. Iside continuava a volare; Osiride, chiuso nel sarcofago, pativa la fame e la sete e così iniziò a perdere le forze. Le correnti del fiume divennero più violente. Il sarcofago andò a sbattere contro il tronco di un tamarisco. Il povero re batté violentemente la testa, cadendo nel profondo sonno della morte. L'albero avvolse i suoi rami attorno al sarcofago e, passando i giorni, lo nascose completamente. Quando Iside arrivò, del tamarisco non restava che un grande ceppo: un taglialegna lo aveva tagliato e aveva portato via con sé la legna. Quella notte Iside si riposò in un canneto proprio vicino al ceppo e sognò Osiride all'interno del sarcofago, che a sua volta era rinchiuso in un alto pilastro di legno nel palazzo lì vicino. La regina si svegliò con un sussulto. La mattina la dama che abitava nel palazzo, vedendo la rondine che volava freneticamente attorno al pilastro, mise una ciotola d'acqua ai suoi piedi. "Che cos'hai, rondinella mia?" le chiese. Iside volò sul bordo della ciotola, poi vi si tuffò bagnandosi le piume. Aprendo le ali, riprese le sembianze di una donna alata in miniatura. Poi, in un battere di ciglia, ritornò alle sue vere dimensioni. La dama cadde in ginocchio: "Signora dai Mille Nomi! Che cosa mai vi ha condotta qui?" Iside le parlò del tradimento di Set ai danni di Osiride. "Sono sicura che il mio amato sposo è prigioniero in questo pilastro!" disse.
La donna chiamò i suoi servi tori perché abbattessero subito il pilastro e lo aprissero in due. Lì, infatti, c'era il sarcofago di lapislazzuli e d'oro e, all' interno, vi era il cadavere di Osiride. Iside pianse per il dolore. Poi mise il sarcofago su una barca a remi e iniziò il suo lungo viaggio sul fiume verso casa. Iside tenne nascosto il corpo di Osiride nel paludoso delta del fiume. Poi lo bagnò con acqua fresca e gli disse che sarebbe tornata presto. "Devo trovare le erbe curative da spargere sul tuo corpo, poi ti porterò alla Terra dei Morti." Ora, proprio quella notte, Set era uscito a cacciare. Quando vide il sarcofago di lapislazzuli e d'oro nella palude, non poté credere ai suoi occhi. "E' un incubo! Non può essere vero!" ringhiò, in piedi accanto al cadavere. "Come è riuscita Iside a trovarlo e a portarlo qui?" gridò, cercando la sua spada. "Non ti troverà, questa volta!" e così dicendo tagliò il corpo in quattordici parti, poi le gettò nel fiume. Iside sentì il cuore contrarsi in uno spasmo. Qualcosa non andava. Così tornò al fiume e lì trovò il sarcofago vuoto. La donna gridò tutta la sua rabbia. Sapeva esattamente che cosa era successo. Alzando le braccia pronunciò il suo vero nome e si buttò nel fiume. Le sue lunghe gambe si trasformarono nella potente coda di un pesce gigante e la dea nuotò nelle acque del Nilo alla ricerca del corpo del suo amato sposo. Raccolse uno ad uno i quattordici pezzi in cui era stato tagliato il corpo di Osiride e, insieme alla sorella Nebthet, lo ricompose. Iside cantò il 'Canto per una Nuova Vita' per tutto il giorno e tutta la notte. Alla fine Osiride aprì gli occhi. Poteva a malapena sollevare la testa. La sua voce era solo un sussurro. Iside lo abbracciò con delicatezza e lo amò. Poi Osiride morì. Ormai non c'era più niente che Iside potesse fare per lui. Mentre spalmava gli unguenti sul suo corpo la regina cantava e cantò anche quando lo appoggiò sulla barca di Nebthet; poi cantò percorrendo tutta la strada che giungeva fino al Mondo degli Inferi. Mentre Iside lasciava Osiride al suo destino, percepì che un figlio cresceva dentro di lei. "Il nuovo re!" pensò tra sé e sorrise. Poiché sapeva che Set sarebbe stato geloso di quel figlio, Iside rimase nel deserto fino alla nascita di Horus. Il bambino era gracile e debole: il suo corpo bruciava per la febbre ed era scosso da tremiti. Iside lo curò, lo accudì e gli sussurrò parole dolci. Poi gli cantò il 'Canto della Lunga Vita' e lo nutrì con erbe medicinali finché non fu guarito. Ogni sera, quando il sole diventava rosso fuoco e dipingeva il cielo di porpora e d'oro, Iside teneva il figlio sulle ginocchia insieme aspettavano di vedere le stelle brillare sull' abito di Nut.
Appena il bambino seppe camminare Iside lo condusse a conoscere tutte le terre e le acque d'Egitto, poi gli insegnò il nome delle piante e i segreti della raccolta dei semi, delle radici e dei boccioli. Gli spiegò come usare le piante per curare ogni malattia, infine gli insegnò tutti i canti magici che conosceva. Naturalmente Set era geloso del nipote e un giorno, quando Horus era ormai adulto, lo sfidò a duello per la conquista del trono. "Non devi preoccuparti, figlio mio! Set è ormai vecchio e tu sei giovane e forte!" lo rincuorava Iside. E infatti Set fu sconfitto dal nipote. Iside divenne regina d'Egitto accanto al re suo figlio e insieme regnarono per migliaia di anni. I suoi poteri curativi e il suo amore eterno verso Osiride la resero una delle dee più amate di ogni tempo.
Non più appartengo
alla tribù
dei lieti d’animo.
Non più cavalco
bianchi destrieri
o draghi alati.Respiro interrotto
in un’estate
che muore.
Candide lacrime,
bruni silenzi.Nessuno può rubarmi
il sorriso,
nessuno può celarmi
l’odore,
nessuno può dirmi
se amare o morire.La passione.Parole flebili
all’uscio delle labbra,
fiumi in piena
alla soglia
dell’animo.
Giochi di incastro,
magie
di contatto.Un abbraccio,
che
come una scossa
risveglia le membra
e indica la stradaUn arrivo,
una partenza.Il dolore.Fermati,
non correre così…
…mi fa male il cuore…

martedì 15 luglio 2008

Yuki Onna - "la Signora Della Neve" - Leggenda Giapponese

Narra la leggenda che in un villaggio della provincia di Musashi vivevano due taglialegna: Mosaku e Minokichi. Nel tempo di cui parliamo, Mosaku era un vecchio e Minokichi, il suo apprendista, era un ragazzo di diciotto anni. Ogni giorno i due si recavano in un bosco a cinque miglia dal loro villaggio. Sulla strada per raggiungere il bosco si trovava un ampio fiume da oltrepassare, e per questo c’era un traghetto. Qualche volta si era tentato di costruire un ponte dove si trovava il traghetto, ma ogni volta il ponte era stato portato via dalla corrente. Quando il fiume si ingrossava, non c’era ponte in grado di resistere alla corrente.


Una sera molto molto fredda, Mosaku e Minokichi stavano tornando a casa, quando furono sorpresi da una violenta tempesta di neve. Raggiunsero il traghetto, ma si accorsero che il traghettatore se n’era andato abbandonando la sua barca sul lato opposto del fiume. Non era certo la giornata adatta per nuotare, e i due taglialegna si rifugiarono nella capanna del traghettatore, ritenendo che non avrebbero avuto la fortuna di trovare un altro rifugio. Nella capanna non c’era né un braciere né alcun posto per accendere un fuoco: era soltanto una baracca per due persone, con una porta e nessuna finestra. Mosaku e Minokichi rinforzarono la porta e si coricarono per dormire, coprendosi con i loro mantelli di paglia. In un primo tempo non sentirono molto freddo, e quindi pensarono che la tempesta sarebbe presto cessata. Il vecchio si addormentò quasi subito, ma il ragazzo, Minokichi, restò sveglio a lungo, ascoltando il terribile vento e il continuo battere della neve contro la porta.

Il fiume mugghiava e la capanna ondeggiava e cigolava come una giunca sul mare. Era una tempesta spaventosa: l’aria si faceva di momento in momento più fredda, e Minokichi rabbrividiva sotto il suo mantello. Ma alla fine, malgrado il freddo, anche lui si addormentò.

Fu risvegliato dalla neve che pioveva sul suo viso. La porta della capanna era stata aperta a forza e, al chiarore prodotto dalla neve (yuki-akari), vide una donna nella stanza, una donna tutta vestita di bianco. Stava china su Mosaku e alitava il suo fiato su di lui; e il suo fiato era come un luminoso fumo bianco. Quasi nello stesso istante, si volse verso Minokichi e si chinò su di lui. Minokichi cercò di gridare, ma si accorse che non poteva emettere alcun suono.

La donna bianca si chinò sempre più giù verso di lui, finché il suo viso lo toccò; allora egli vide che era molto bella e pensò che i suoi occhi lo spaventavano. Per un certo tempo lei continuò a guardarlo, poi sorrise e sussurrò: “Volevo fare a te quello che ho fatto all’altro uomo, ma non posso fare a meno di provare compassione per te, perché sei tanto giovane… Sei un ragazzo attraente, Minokichi, e non voglio farti del male in questo momento. Ma se mai racconterai a qualcuno, sia pure alla tua stessa madre, quello che hai visto questa notte, io lo verrò a sapere, e allora ti ucciderò… Ricordati quel che ti dico!”
Con queste parole gli volse le spalle e oltrepassò la porta. Minokichi si accorse allora che era in grado di muoversi, saltò in piedi e guardò fuori. Ma la donna non si vedeva da nessuna parte, e la neve si introduceva con furia nella capanna. Minokichi chiuse la porta e la sprangò assicurando parecchi ciocchi di legno contro di essa. Si meravigliò che il vento avesse soffiato tanto da aprirla e pensò, senza tuttavia riuscire ad averne la certezza, che aveva soltanto sognato e che probabilmente aveva scambiato il barlume della neve sulla porta per una donna bianca.

Chiamò Mosaku e si spaventò perché il vecchio non rispondeva: allungò la sua mano nell’oscurità, sfiorò il viso di Mosaku e si accorse che era fatto di ghiaccio! Mosaku era irrigidito e morto…
Al cessare della tempesta, quando il traghettatore tornò alla sua capanna poco dopo il sorgere del sole, trovò Minokichi che giaceva privo di sensi accanto al corpo congelato di Mosaku. Minokichi fu subito soccorso e presto ritornò in sé, ma rimase malato a lungo per gli effetti del freddo di quella terribile notte.

Aveva anche subìto un grande spavento per la morte del vecchio, ma non disse nulla della visione della donna in bianco. Non appena stette di nuovo bene, riprese la sua occupazione, recandosi ogni mattina da solo nel bosco e facendo ritorno al calar della sera con le sue fascine di legna che la madre lo aiutava a vendere.
Una sera, l’inverno dell’anno seguente, mentre si trovava sulla via di casa, oltrepassò una ragazza che stava facendo la sua stessa strada. Era una ragazza alta, snella e di bella presenza, che rispose al saluto di Minokichi con una voce piacevole a udirsi come il canto di un usignolo. Minokichi allora si mise a camminare accanto a lei e cominciò a parlare. La ragazza disse che si chiamava O-Yuki, che era da poco rimasta orfana di entrambi i genitori e che si stava recando a Yedo dove aveva alcuni parenti di umile condizione che avrebbero potuto aiutarla a trovare un lavoro come cameriera.

Ben presto Minokichi restò affascinato da quella strana ragazza e quanto più la guardava, tanto più gli appariva bella. Le chiese se era già fidanzata e lei gli rispose ridendo che era libera, domandandogli a sua volta se lui era sposato o promesso sposo. Lui le rispose che, pur avendo da mantenere soltanto una madre vedova, la questione di una “onorevole nuora” non era stata ancora presa in considerazione, dal momento che era troppo giovane… Dopo queste confidenze, camminarono per un bel po’ senza parlare, ma, come dice il proverbio, “Ki ga aréba, mé mo kuchi hodo ni mono wo iu”: “Quando c’è il desiderio, gli occhi sanno dire più della bocca”. Quando raggiunsero il villaggio si piacevano già molto, e allora Minokichi chiese a O-Yuki di restare per un po’ a casa sua. Dopo qualche timida esitazione, lei accettò di andare a casa di Minokichi, dove la madre le diede il benvenuto e le preparò un pasto caldo.

O-Yuki si comportò in modo così amabile, che la madre di Minokichi provò subito simpatia per lei e la convinse a rimandare il suo viaggio a Yedo. La conclusione naturale della faccenda fu che Yuki non andò mai a Yedo e rimase in quella casa come “onorevole nuora”.
O-Yuki si dimostrò un’ottima nuora. Quando la madre di Minokichi, circa cinque anni dopo, morì, le sue ultime parole furono parole di affetto e di lode per la moglie di suo figlio.

O-Yuki diede a Minokichi dieci figli, maschi e femmine, bellissimi e di carnagione molto chiara. La gente del posto trovava che O-Yuki era splendida e di una natura differente dalla loro: la maggior parte delle contadine invecchiano presto, ma O-Yuki, anche dopo essere diventata madre di dieci figli, appariva giovane e fresca come il giorno in cui era arrivata per la prima volta al villaggio.
Una sera, dopo che i bambini si erano addormentati, O-Yuki era seduta al lume di una lanterna di carta, e Minokichi, osservandola, disse: “Vederti seduta lì, con la luce sul tuo viso, mi fa pensare a una strana cosa che mi capitò quando ero un ragazzo di diciotto anni. Vidi una persona bella e bianca come sei tu ora, anzi… era proprio uguale a te”.
O-Yuki, senza sollevare gli occhi dal suo lavoro, rispose: “Parlami di lei… Dov’è che la vedesti?”
Allora Minokichi le narrò della terribile notte nella capanna del traghettatore e della Donna Bianca che si era chinata su di lui, sorridendo e sussurrando, e della morte silenziosa del vecchio Mosaku. E aggiunse: “Sia che stessi dormendo o che fossi sveglio, quella fu l’unica volta in cui vidi una creatura bella come te.

Naturalmente non era un essere umano, ed ebbi paura di lei, molta paura, ma era così bianca che… Veramente, non ho mai avuto la certezza se quello che ho visto era un sogno… o la Signora della Neve”.
O-Yuki fece cadere la sua sedia e balzò in piedi, incurvandosi verso il punto dove stava seduto Minokichi e gridandogli in faccia: “Quella ero io… io… io! Quella era Yuki! E ti dissi che ti avrei ucciso se avessi mai fatto una sola parola dell’accaduto!… Ma in nome di quei bambini che là stanno dormendo, non ti ucciderò in questo momento! D’ora in avanti dovrai avere tanta, tantissima cura di loro, perché se mai avranno motivo di lamentarsi di te, allora ti riserverò il trattamento che meriti!…”
Dopo che ebbe urlato ciò, la sua voce divenne sottile, come il pianto del vento, quindi si dissolse in una brillante nebbia bianca che si sollevò verso le travi del tetto e spirò via tremolante attraverso il camino… Non la si rivide mai più.
     

     
     

venerdì 4 luglio 2008

IL TUO SORRISO


Toglimi il pane, se vuoi,

toglimi l' aria, ma

non togliermi il tuo sorriso.

Non togliermi la rosa,l

a lancia che sgrani,

l'acqua che d' improvviso

scoppia nella tua gioia,

la repentina onda

d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno

con gli occhi stanchi,

a volte, d' aver visto

la terra che non cambia,

ma entrando il tuo sorriso

sale al cielo cercandomi

ed apre per me tutte

le porte della vita.

Amore mio, nell' ora

più oscura sgrana

il tuo sorriso, e se d' improvviso

vedi che il mio sangue macchina

le pietre della strada,

ridi, perché il tuo riso

sarà per le mie mani

come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,

il tuo riso deve innalzarel

a sua cascata di spuma,

e in primavera, amore,

voglio il tuo riso

come il fiore che attendevo,

il fiore azzurro, la rosa

della mia patria sonora.

Riditela della notte,

del giorno, delle strade

contorte dell'isola,

riditela di questo rozzo

ragazzo che ti ama,

ma quando apro gli occhi

e quando li richiudo,

quando i miei passi vanno,

quando tornano i miei passi,

negami il pane, l'aria,

la luce, la primavera,

ma il tuo sorriso mai,

perché io ne morrei.

mercoledì 2 luglio 2008

23

E anche qst’anno sta per arrivare il giorno del mio compleanno….il 23 per chi nn lo sapesse…
Come tutti gli anni, si fa il resoconto di ciò che si e’ concluso concretamente…Come sempre come accade da tempo, nulla di buono da dire,son sempre la stessa.
Le solite insicurezze, le solite paure pronte a riapparire ogni qual volta che si crede di aver superato, ogni qual volta ci si crede un po’ diversi…migliorati…anche le mie speranze non son cambiate, come i miei sogni,questo vuol dire che non son stata capace di realizzare un qualcosa che aspetto, che desidero…anche se da poco ho scoperto di saper amare, di voler bene incondizionatamente…e va bene cosi’ anche se……
Ho deciso di voler creare una sorta di albero di natale per vedere cosa c’e da scartare quest’anno…per stare tra l’affetto di chi mi vuole bene, e sperare che magari oltre alle cose materiali e futili ci sia un qualcosa di buono ke mi aspetta….che sia una magia o un miracolo… per chi non può per cause di forza maggiore provvedere alla realizzazione di qst miracolo e creare “il cantiere” c’e la solita lista progettata…J
Non affannatevi a consolarmi, rimarrà comunque la magia di un Natale immaginato a luglio, con il sole, il caldo e il mare…e non il freddo,la neve e le partite a carte con i parenti..non e’ poi così male..ha il suo fascino oltre che la sua perversioneJ

Ultima Lettera


"Rossana, addio.
La morte è imminente; sarà credo, per questa sera, o mio ben prediletto!
Greve ho l'anima ancora di un amor non mai detto, e muoio! E mai più queste pupille inebriete queste pupille che maggior piacere non sanno, i vostri geti a volo mai più non baceranno.
Or io rivedo il piccolo gesto familiare della man sulla fronte, e vi vorrei gridare... e vi grido: Addio!Mia cara mia prediletta, mio tesor!Cuor mio. L'anima mia giammai non vi lasciò un secondo ed io sono e sarò, fino all'altro mondo, colui che sopra tutti vi amò senza misura..."

lunedì 30 giugno 2008


Signora mia,non mi lamento solo del male che i vostri begli occhi hanno avuto la bontà di farmi; mi lamento ancor più della crudele sofferenza che provo a non vederli.
Avete lasciato nel mio cuore, quando me ne sono andato, un'idea arrogante che, col pretesto d'esser nata da voi, si vanta d'aver potere di vita o di morte su di me.
E' vero che sono molto razionale e che questo mio "non fare" delude voi, ma
quello che vorrei dire è che non sempre riesco ad essere una macchina.
Lo sono stata per tanti anni e in tantissime occasioni, ma concedetemi
la possibilità di essere umana ogni tanto.


In questa occasione purtroppo non riesco a far capire come sto dentro, quel che
sto passando, come mi sento. Niente di tutto questo.
Aspetto solo che il tutto muoia lentamente dentro di me.

Erano anni che non stavo così e purtroppo sto reagendo come una volta.
Anzi , forse anche peggio proprio perché pregavo dio di non dover rivivere una cosa simile.
Per carità sono cose della vita e come "sappiamo" sono stupide in confronto
a cose ben più serie, però non lo sono per me in questo momento.


Lo so che sono odiosa in questo periodo, ma non ce la faccio a parlare.
Dentro di me al momento c'è solo un po' di offerenza, però riesco ancora a scherzare e a lasciare un sorriso se solo non si parla di questa cosa.
Ed anche se riuscirò a dire "basta", comunque non ne voglio parlare.

Dialogo Generazionale

Quando ci parlate di valori
Quando ci parlate di educazione
Quando ci parlate di rispetto
Quando ci parlate di memoria
Quando ci parlate di famiglia
Quando ci parlate di miracoli economici
Quando ci parlate di sobrietà

Non dovete nè potete parlare di nulla
Siamo noi a dovervi parlare

Vi dovremmo parlare di effetto serra
Vi dovremmo parlare di rifiuti
Vi dovremmo parlare di politicaVi dovremmo parlare di TV
Vi dovremmo parlare di pubblicità
Vi dovremmo parlare di futuro e certezze
Vi dovremmo parlare della merda che avete modellato e confezionato come Benessere.
Libertà di stampa?L'Italia è al 40° posto, dopo Cile e Corea del Sud"Reporter Sans Frontières" www.rsf.fr

Reporter sens frontière (Rsf) ha pubblicato la prima classifica mondiale della libertà di stampa e non sono mancate le sorprese. Innanzitutto va rilevato che, pluralismo e libertà nella diffusione delle notizie non sono una prerogativa dei paesi più ricchi e sviluppati. Basti pensare che il Costa Rica precede in classifica gli Stati Uniti e diverse nazioni europee. L'Italia, a causa dell'irrisolto conflitto di interessi del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si piazza al quarantesimo posto, superata da paesi latinoamericani come Ecuador, Uruguay, Paraguay, Cile ed El Salvador, oltre che da Stati africani come Benin, Sudafrica e Namibia. La maglia nera dei peggiori del gruppo spetta a tre nazioni asiatiche: Corea del Nord, Cina e Myanmar. In fondo alla classifica figurano anche la maggior parte dei paesi arabi, a partire da Libia, Tunisia e Iraq, dove è semplicemente impensabile che un giornale o una testata radiotelevisiva possa criticare il capo dello Stato o l'operato del governo. R.s.f. assegna invece buoni voti ad alcune realtà africane come Benin, Sudafrica, Mali, Namibia e Senegal, tutte collocate nelle prime cinquanta posizioni e in condizione di vantare una reale libertà di stampa. I peggiori nell'Africa nera risultano essere Eritrea (132ma), Zimbawe (123mo), Guinea Equatoriale (117ma), Mauritania (115ma) e dal 109mo al 105mo posto, Liberia, Rwanda, Etiopia e Sudan. (Reporters sens frontiéres).

Posizioni Paesi

1 Finlandia 0,50
- Islanda 0,50
- Norvegia 0,50
- Paesi Bassi 0,50
5 Canada 0,75
6 Irlanda 1,00
7 Germania 1,50
- Portogallo 1,50
- Suecia 1,50
10 Danimarca 3,00
11 Francia 3,25
12 Australia 3,50
- Belgio 3,50
14 Slovenia 4,00
15 Costa Rica 4,25
- Svizzera 4,25
17 Stati Uniti 4,75
18 Hong Kong 4,83
19 Grecia 5,00
20 Equador 5,50
21 Benin 6,00
- Inghilterra 6,00
- Uruguay 6,00
24 Cile 6,50
- Ungheria 6,50
26 Africa del Sud 7,50
- Austria 7,50
- Giappone 7,50
29 Spagna 7,75
- Polonia 7,75
31 Namibia 8,00
32 Paraguay 8,50
33 Croazia 8,75
- El Salvador 8,75
35 Taiwan 9,00
36 Mauricio 9,50
- Perú 9,50
38 Bulgaria 9,75
39 Corea del Sud 10,50
40 Italia 11,00
41 Repubblica Ceca 11,25
42 Argentina 12,00
43 Bosnia-Erzegovina 12,50
- Mali 12,50
45 Romania 13,25
46 Capo Verde 13,75
47 Senegal 14,00
48 Bolivia 14,50
49 Nigeria 15,50
- Panama 15,50
51 Sri Lanka 15,75
52 Uganda 17,00
53 Niger 18,50
54 Brasile 18,75
55 Costa de Marfil 19,00
56 Libano 19,67
57 Indonesia 20,00
58 Comoras 20,50
- Gabon 20,50
60 Yugoslavia 20,75
- Seychelles 20,75
62 Tanzania 21,25
63 Repubblica africana 21,50
64 Gambia 22,50
65 Madagascar 22,75
- Tailandia 22,75
67 Bahrein 23,00
- Ghana 23,00
69 Congo 23,17
70 Mozambico 23,50

sabato 28 giugno 2008

C


Venite pure avanti, voi con il naso corto,signori imbellettati, io più non vi sopporto !Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio perché con questa spada vi uccido quando voglio.Venite pure avanti poeti sgangherati,inutili cantanti di giorni sciagurati,buffoni che campate di versi senza forza avrete soldi e gloria ma non avete scorza ;godetevi il successo, godete finché duraché il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura e andate chissà dove per non pagar le tasse col ghigno e l'ignoranza dei primi della classe.Io sono solo un povero cadetto di Guascogna però non la sopporto la gente che non sogna.Gli orpelli ? L'arrivismo ? All'amo non abbocco e al fin della licenza io non perdono e tocco.Facciamola finita, venite tutti avanti nuovi protagonisti, politici rampanti ;venite portaborse, ruffiani e mezze calze,feroci conduttori di trasmissioni false che avete spesso fatti del qualunquismo un arte ;coraggio liberisti, buttate giù le carte tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese in questo benedetto assurdo bel paese.Non me ne frega niente se anch'io sono sbagliato,spiacere è il mio piacere,io amo essere odiato ;coi furbi e i prepotenti da sempre mi baloccoe al fin della licenza io non perdono e tocco.Ma quando sono solocon questo naso al piede che almeno di mezz'ora da sempre mi precede si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore che a me è quasi proibito il sogno di un amore ;non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute,per colpa o per destino le donne le ho perdute e quando sento il peso d'essere sempre solo mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo,ma dentro di me sento che il grande amore esiste,amo senza peccato, amo ma sono triste perché Rossana è bella, siamo così diversi ;a parlarle non riesco, le parlerò coi versi.Venite gente vuota, facciamola finita :voi preti che vendete a tutti un'altra vita ;se c'è come voi dite un Dio nell'infinitoguardatevi nel cuore, l'avete già traditoe voi materialisti, col vostro chiodo fissoche Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso,le verità cercate per terra, da maiali,tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali ;tornate a casa nani, levatevi davanti,per la mia rabbia enorme mi servono giganti.Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abboccoe al fin della licenza io non perdono e tocco.Io tocco i miei nemici col naso e con la spadama in questa vita oggi non trovo più la strada,non voglio rassegnarmi ad essere cattivotu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo ;dev'esserci, lo sento, in terra in cielo o un postodove non soffriremo e tutto sarà giusto.Non ridere, ti prego, di queste mie parole,io sono solo un'ombra e tu, Rossana, il sole ;ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signoraed io non mi nascondo sotto la tua dimoraperché ormai lo sento, non ho sofferto invano,se mi ami come sono, per sempre tuo Cirano.

Storia di un ragazzo

C'era una volta un ragazzo nato con una grave malattia...Una malattia di cui non si conosceva la cura...Aveva 17 anni, ma poteva morire in qualsiasi momento.. Visse sempre in casa sua, con l'assistenza di sua madre...Stanco di stare in casa, decise di uscire almeno una volta...Chiese il permesso a sua madre...Lei accettò...Camminando nel suo quartiere vide diversi negozi...Passando per un negozio di musica, guardando dalla vetrina, notò la presenza di una tenera ragazza della sua età...Fu amore a prima vista...Aprì la porta ed entrò guardando nient'altro che la ragazza...Avvicinandosi poco a poco, arrivò al bancone dove c'era la ragazza...Lei lo guardò e gli disse sorridente: "Posso aiutarti?" Nel frattempo egli pensava che era il sorriso più bello che avesse mai visto nella sua vita...Nello stesso istante sentì il desiderio di baciarla...Balbettando le disse: "Si,ehm...mi piacerebbe comprare un CD"...Senza pensarci, prese il primo che vide e le diede i soldi. "Vuoi che te lo impacchetti?"- Chiese la ragazza sorridendo di nuovo...Egli rispose di si annuendo; lei andò nel magazzino, tornò con il pacchetto e glielo consegnò...Lui lo prese ed uscì dal negozio...Tornò a casa e da quel giorno in poi andò al negozio ogni giorno per comprare un cd...Faceva fare il pacchetto sempre alla ragazza e poi tornava a casa per riporlo nell'armadio...Egli era molto timido per invitarla ad uscire e nonostante provasse non ci riusciva...Sua madre si interessò alla situazione e lo spronò a tentare, così egli il giorno seguente si armò di coraggio e si diresse al negozio...Come tutti i giorni comprò un altro cd e come sempre lei gli fece una confezione...Lui prese il cd e, in un momento in cui la ragazza era distratta, posò rapidamente un foglietto con il suo numero di telefono sul bancone; dopo di che uscì di corsa dal negozio...Drin!!! Sua madre rispose al telefono: "Pronto?", era la ragazza che chiedeva di suo figlio; la madre afflitta cominciò a piangere mentre diceva: "Non lo sai?...è morto ieri"...Ci fu un silenzio prolungato interrotto dai lamenti della madre. Più tardi la madre entrò nella stanza del figlio per ricordarlo...Decise di iniziare dal guardare tra la sua roba...Aprì l'armadio...Con sorpresa si trovò di fronte ad una montagna di cd impacchettati...Non ce ne era nemmeno uno aperto...Le procurò una curiosità vederne tanti che non resistette: ne prese uno e si sedette sul letto per guardarlo; facendo ciò, un biglietto uscì dal pacchettino di plastica...La madre lo raccolse per leggerlo, diceva: "Ciao!!!Sei bellissimo! Ti andrebbe di uscire con me?? ...Sofia." La madre emozionata ne aprì altri e trovò altri bigliettini: tutti dicevano la stessa cosa. Morale: Questa è la vita, non aspettare troppo per dire a qualcuno di speciale quello che senti...Dillo oggi stesso...Domani potrebbe essere troppo tardi...Questo messaggio è stato scritto per far riflettere la gente e così, poco a poco, cambiare il mondo...Se credi che sia importante che il mondo cambi, copia questo post e incollalo nel tuo blog!!!!Questo messaggio è per dire "sei speciale". FALLO ADESSO, senza perdere tempo, non domani perché ricorda...potrebbe essere tardi... Bacia coloro che ami e farai delle magie! Con l'amore tutto è possibile. In bocca al lupo.

mercoledì 25 giugno 2008

"A te che mi hai trovato

All’ angolo coi pugni chiusi

Con le mie spalle contro il muro

Pronto a difendermi

Con gli occhi bassi Stavo in fila

Con i disillusi

Tu mi hai raccolto come un gatto

E mi hai portato con te... "

Semplicemente il testo di una canzone incollato su di una pagina di un blog...ma la musica e soprattutto i testi mi aiutano a pensare e ad esprimere concetti che non riesco a far venire fuori visto che io con le parole non sono brava...qst dice tutto quello che ho immaginato su di te, molte volte ho visto quest'immagine...te in un angolo con le tue paure e io li pronta ad aiutarti per bene, per amore...questo non lo so, so solo che nel mio cuore ci sei e una parte del mio affetto e' cmq tua...

martedì 24 giugno 2008

Song:-)




Questa e' una delle poche canzoni che mi e' entrata nel cuore appena l'ho ascoltata....una di quelle canzoni che e' riuscita a farmi passare davanti agli occhi tanti flash di una vita...In tanti sapete il mio concetto sulla musica italiana e su alcuni artisti in particolare...ma difronte a questa ho veramente alzato le mani, e ho avuto subito voglia di condividerla con tutti quelli che conosco.


Ringrazio quella persona che giusto qlk ora fa mi ha regalato qst'emozione, una persona che con il passare del tempo diventa sempre più meravigliosa, che riesce a farmi sorridere, a tirare fuori sempre una parola di conforto per darmi coraggio... e soprattutto riesce a stupirmi con la sua semplicità e la sensibilità enorme che dimostra di avere....oramai diventata un caro amico del quale mi fido quasi ciecamente, al quale non smettero mai di dire quanto sia felice che in qualche modo fa parte della mia vita...

Ti Voglio Bene Frà!!(raccomandazione non iniziate con la solita domanda: "Francesco chi?!")